Samir… Un Compagno Divertente

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Ci sono delle cose che odio tra cui quelle che ostentano il virtuosismo in generale nella vita.
Non mi piacciono gli “assoli di chitarra” i “gorgheggi dei soprani” chi si crede “superiore” in moralità e calcisticamente parlando non sopporto quei giocatori che fanno doppi passi a “strafottere” come se, passare il piede sopra il pallone senza spostarlo ti conceda di essere annoverato tra gli “dei” del calcio.
Bene, lo “straniero” come lo chiamavano era quel tipo di giocatore.
Un misto di finte e contro finte e muoveva i piedi così in fretta che ti faceva girare la testa.
Ha fatto 4 dei 6 gol della sua squadra ed ero io quello che lo marcava in quel torneo serale.
Quando però dopo l’ennesima finta mi ha saltato con un tunnel mi sono girato e gli ho tirato un calcione alla caviglia che in confronto Materazzi o Gattuso sarebbero passati come agnellini.

Fui espulso chiaramente ma lo aspettai alla fine della partita e lo invitai a bere qualcosa.
Parlava un buon italiano e tra una cosa e l’altra facemmo così tardi che perse l’ultimo treno per Milano.
Lo ospitai per quella sera a casa mia e ci venne con uno zainetto piccolissimo con tutte le sue cose.
Ma alla mattina alzandomi lo vidi con le “mie” ciabatte da piscina….capii che qualcosa non era chiaro.
Mi era già capitato nel passato di fare l’errore così macroscopico di ospitare “qualcuno/a” che si era approfittato della mia buona fede ma a differenza di quel “qualcuno/a” mi resi conto che io di lui non sapevo nulla e ..credetemi, non potevo permettermelo.
Allora feci finta di non ricordarmi il suo nome e me lo feci ripetere perché mi sembrava un modo per stabilire delle distanze.
Gli ho chiesto se il suo nome (Samir) significasse qualcosa.
Lui si è illuminato come se aspettasse solo quella domanda e mi disse si!… Significa “compagno divertente” .Forse si aspettò anche un mio commento che non ci fu e si mise quindi a leggere la Gazzetta dello Sport.
Ho fatto un sospirone di sollievo perché capii che un argomento per parlare ce lo avevo.
Il lasciapassare per la confidenza maschile, argomento che unisce tutti i popoli, la quinta essenza della democrazia umana…il gioco del calcio.
Mi disse che era “interista” da sempre e allora gli dissi che se me lo avesse detto ieri il calcione sarebbe stato più forte perché “IO” ero “milanista” da sempre!
Vidi che zoppicava ancora ma non si lamentava troppo.
Mi offrii di portarlo al pronto soccorso ma mi disse di no …che avrebbe passato un guaio.
Aggiunse che era egiziano … che al suo Paese era un militare e che aveva disertato dopo l’assassinio di Sadat nel 1981…..che era riuscito a fuggire ….che non poteva rientrare al suo Paese, che cercava un lavoro ma che il problema era il permesso di soggiorno.
Insomma stavo ospitando un “clandestino” e per giunta” interista”!
Ho pensato di tiragli un pugno, ma forte sulla faccia.
Gli dissi che non poteva mettere nei guai altre persone per la sua libertà e che anche io rischiavo brutto.
Che era un irresponsabile e che per me era un “ospite” e che lui non era stato corretto.
Mi disse che avevo ragione e che spesso gli “ospiti” si invitano ma spesso arrivano quando hanno bisogno e se hanno bisogno di solito non aspettano di essere invitati.
Mi disse che non era un prigioniero per nascondersi e che la clandestinità non era un reato.
Gli dissi che si sbagliava e che chiunque poteva riconoscerlo e denunciarlo.
Mi guardò e mi chiese cosa intendevo per “riconoscerlo” visto che in fondo io ero più scuro di carnagione di lui, che lui aveva i capelli corti e la barba sempre ben rasata mentre io, potevo essere tranquillamente un “fondamentalista” in abiti occidentali dalla barba folta e capelli non curati.
Ha rinforzato la dose….dicendo che io andavo in giro come uno straccione con scarpe consumate, jeans lisi e camicie stropicciate, mentre lui almeno si stirava le magliette e le scarpe erano nuove (tranne quando usava le mie ciabatte da piscina).

Stavo seriamente per “incazzarmi” ma su questo lui non aveva tutti i torti ed erano anni che i miei genitori mi dicevano qualcosa del genere.
Visse con me per quattro mesi …..poi una sera tornando a casa trovai stranamente l’appartamento in ordine e le ciabatte da piscine bene in vista.
Sul tavolo un biglietto dove mi ringraziava di tutto ….della mia “ospitalità”…di quel calcio che ci aveva fatto incontrare e che…..aveva capito fin dai primi giorni che io ero una specie di “sbirro” perché aveva notato la mia pistola e documenti in un cassetto ma non capiva perché non me la portavo mai con me anche quando mi “sentiva” nervoso e preoccupato.
Mi ringraziava di non averlo denunciato e di stare tranquillo perché aveva capito che io, in fondo, ero più “clandestino” di lui.
Non lo rividi mai più ma lo conoscevo abbastanza per sapere che il suo Paese gli mancava molto e che sarebbe ritornato in Egitto appena la situazione Politica glielo avesse permesso.

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