Non c’è un dio più forte

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Capita a tutti prima o poi di trovarsi in un posto sospeso nel tempo. Ognuno  lo vive in maniera diversa  tra il reale e un qualcosa che non puoi spiegare ma lo senti anche con gli occhi aperti. Chiamatelo come volete. Sogno o pazzia, tanto non potete capirmi presi tutti nei vostri momenti di gloria.

Ma vi assicuro che se  quella nave era lì o solo nella mia testa, non cambia nulla. Ormeggiata sotto un cielo che sembrava diviso in due: metà azzurro limpido, e per metà di blu profondo che spaventava. Senza sfumature che dividessero i due colori. Passandole davanti la sentivo scricchiolare piano, come se aspettasse da secoli che qualcuno vi salisse a bordo. E io ero quel qualcuno. Mi chiamava.

Una donna a bordo mi guardava senza parlare, un’ombra scura contro il bagliore del mare. Mi fece cenno di salire, e con un passo incerto lasciai la terra ferma. 

Era il primo addio, anche se non l’ultimo. Mentre la nave si allontanava dalla costa, il mio sguardo si divise in due: come chi parte e saluta chi resta sul molo, ma dentro di se già rimpiange quei posti che sta lasciando

Sentivo il vento parlare, il mare sussurrare, e davanti a me si aprivano visioni. Vedevo la mia vita passata con i suoi fuochi, le infinite guerre fatte di rabbia e di orgoglio. Le sconfitte e le risate.

E quella donna che non capivo, la vidi aprire le mani e mostrarmi, senza paura, la sorte. “Noi scegliamo,” sembrava dire, “non c’è un dio più forte.”

Eppure, sopra di lei , passava un’ombra. Nera, crudele, rideva piano, ripetendo una sola frase: “No. Non farlo…sali a bordo”

Mi voltai, cercandoti tra il fumo e i riflessi del mare, ma tu non c’eri piu’ 

Non mi parlavi piu’, non mi seguivi. Non ti ho piu’ sentita. Un attimo prima eravamo una cosa unica. Un attimo dopo non ero piu’ nulla. E gli attimi possono essere secondi o anni, dipende come li misuri ma tutto poi si concentra in quello che chiamiamo attimo. Quell’istante dove si ha un cambiamento di stato

Intorno a me, le mie idee si ritiravano come gatti spaventati, nascondendosi dietro il muro del freddo e del buio di quel mare. “Mille solitudini,” pensai, “e mille buchi in cui sparire.”

La nave continuava il suo viaggio, e io mi aggrappavo ai frammenti di te. 

Un ricordo, una frase, il suono della tua voce che diceva cose semplici, eppure immortali. 

Mi dispiegava davanti  le mie cose come vele, ma conoscevo bene cosa vuole dire quando percorrevamo insieme i nostri sogni, quando stare in silenzio significava farsi compagnia.

E ora? Ora quella nave partiva, e io restavo fermo osservando la banchina, chiedendomi se andare fosse davvero la cosa giusta. “Non si lascia mai qualcuno con leggerezza,” pensai, “ma nemmeno si trattiene ciò che non è nostro.” 

Tu non eri mai stata una mia proprietà, e io avevo le mie favole da rincorrere, mentre tu cercavi la tua storia.

Ma la solitudine non arriva quando qualcuno ti lascia, no. 

La solitudine è quella che senti quando nessuno è mai arrivato davvero. 

E mentre scendevo lungo le scale del mio sogno, perdevo pezzi di me. 

Piccoli frammenti che cadevano silenziosi, calpestati da chi passava senza accorgersi. Ogni passo era un taglio invisibile.

Qualcuno, forse una voce distante, mi disse: “Lascia stare. Ritorna a bordo” Ma io scuotevo la testa, perché non era una lotta quella che cercavo. 

Non volevo piu’ battaglie, volevo un finale che fosse mio. 

Se questo fosse stato un semplice racconto, il tuo addio non sarebbe mai esistito. Avrei scritto una fine diversa, una in cui rimanevi. 

Insomma un finale mio, ma non sono io l’autore della mia vita.

Invece, quella nave mi portava via, lontano. E adesso che non vedevo piu’ la terra. Intorno ad me solo due colori. Quell’azzurro che ancora apparteneva al cielo e quel blu che si chiudeva lentamente nel mare.  

E nel mezzo, c’era solo la tua ombra , che sapeva di te e di ciò che non sarebbe mai stato. E quella voce…”Ritorna a bordo” ma ero stanco di sentire. Ero stanco di lottare e decisi di lasciarmi andare nel silenzio del blu…. quell’azzurro dei tuoi occhi non appartenevano piu’ a me non eri piu’ “Storia mia”

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