Maricentro di La Spezia 8°/78

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Insomma, la frittata era fatta.

Mi sentivo come un dado lanciato sul tavolo da gioco e ormai rotolavo. Non si può fermare un dado mentre rotola sul bancone del destino e non sarebbe stata la prima volta.

Avevo uno zainetto con poche cose.

Avevo lasciato a casa tutto un passato fatto di libri e sacrifici per mantenermi gli studi in una metropoli sempre grigia per il tempo e per la situazione politica di allora.

E mentre scorreva il 1978 un treno mi portava verso La Spezia.

In mano un foglio rosa con un biglietto pagato di solo andata……….Non ricordo esattamente quando arrivai nella caserma “Duca degli Abruzzi” denominata “Maricentro” ma ricordo benissimo e con piacere il suo cortile immenso e i suoi formidabili panini con la mortadella. (La caserma adesso non c’è più….. la proposta di usarla come centro per immigrati è già stata fatta nel 2017 dal PD)

E poi c’erano gli ampi saloni fatti di mense, di camerate e palestre…..corridoi infiniti dove echeggiavano le urla degli ufficiali

Ma gli sguardi di chi se ne stava andando a “destinazione” non era certo rassicurante ed era palpabile quel clima di incertezza e di ansia dei nostri 18 anni o poco più.

Alza bandiera alle 6:00 …. corse di tutti i tipi con zaini che mi nascondevano dal loro volume e mi schiacciavano per il peso ma non dovevo lamentarmi perché quello lo avevo scelto/chiesto io.

Turni di guardia estenuanti a una bandiera o a un portone. Non era proprio “girare il mondo”

Mi chiedevo come ci ero finito in quel bordello.

La mia voglia di diventare grande, unita da una richiesta interna di indipendenza e non so che altro avevano fatto una frittata della mia anima……era l’occasione per dimostrare qualcosa ma cosa?

Il giorno dopo la “maturità ” (allora si chiamava così e a pieno titolo!!) mi recai di nascosto da tutti e da tutti in piazza S.Babila a Milano…..in un ufficio della Marina Militare e chiesi il trasferimento dai ruoli dell’esercito a quelli della Marina.

Non mi andava di stare dietro un mulo in montagna e visto che il militare era obbligatorio, vabbè….lo faccio a “modo mio” mostrando già da allora quello spirito ribelle che cova ancora in me.

Incosciente senza dubbio….o almeno in una buona dose.

Eccomi quindi a superare test di ogni tipo con la speranza di non essere riportato in montagna come alpino marciando guardando la coda di un mulo.

Ho quindi superato la visita medica nascondendo con un buon paio di lenti a contatto la mia miopia a un ufficiale medico…..il rumore del timbro che mi diceva “arruolato in Marina” cavolo se me lo ricordo ancora.

Mi ricordo che mentre assumevo un atteggiamento serio per la convinzione di “averla fatta grossa” dentro di me ridevo come un matto. (Avrei passato un guaio se fossi stato beccato con le dita nella marmellata!)

Ma non era l’unica cavolata che stavo facendo…..mi stavo arruolando come volontario……il mio numero di matricola avrebbe riportato in maniera indelebile quella mia decisione con tutte le conseguenze.

Infatti, finiva in ########TR.

Ecco, a tutti avrei fatto credere che erano le sigle del mio nome ma in realtà significava “TRasferito”.

Voleva dire comunque (lo avrei capito tra qualche mese) che tutte le missioni non proprio “comode” per non dire “a rischio” vi era il mio nome inserito di ufficio.

Voleva dire che il periodo di arruolamento poteva variare tra i 18 e i 24 mesi a discrezione del Comando e della situazione richiesta (inutile dirvi se ho fatto 18 o 24 mesi…. Ci arrivate da soli!)

Voleva dire che….mio fratello (gemello) avrebbe fatto 12 mesi di militare e non sarebbe stato esentato e non poteva neppure usufruire di un periodo ridotto come previsto dalla legge di allora.

Voleva dire che avevo solo una possibilità per non farmi due anni di inferno e sopratutto dovevo trovare il modo per non essere mantenuto da casa. Dovevo superare il corso Sottufficiali……lo volevo….a tutti i costi

Voleva dire anche altre cose che…..scoprirete!!! e che non piaceranno!!

Insomma avevo reso inoffensivo un ufficiale medico ma dopo una settimana mi misero in mano un fucile e mi portarono in un poligono di tiro….

Qualcuno in un colloquio attitudinale aveva già deciso di inserirmi nel “Battaglione S.Marco” …. Per chi non lo sapesse una specie di “truppe da sbarco” o “incursionisti”…. Ero nei guai…. Io odio le armi!

Non avevo fatto sto casino per “sparare a qualcuno” …. ero contro a queste cose ma non potevo fare “l’obiettore di coscienza ” e fare il “figatello” con la divisa pulita della “Protezione Civile”…. Sarei finito per un anno in una galera a Gaeta a pulire i cessi!

Al poligono feci del mio meglio per non centrare i bersagli con le ire degli ufficiali…. Nuova visita medica …… questa volta non misi le lenti a contatto e saltò fuori prepotente una miopia che giustificava il mio comportamento.

Nessuno sospettò del mio imbroglio e pensarono a un errore o a uno scambio di referti. (Solita faccia preoccupata ….. dentro di me, risate a crepapelle)

Notai un imbarazzo tra i presenti……e fui inviato dopo una settimana presso una caserma di “gente di mare“…. Era fatta…..era lì che venivano composti gli equipaggi.

Piccola nota…..i sette giorni di attesa sul mio futuro li feci in una cucina a pelare patate e pulire pesce (e a mangiare ottimi panini con la mortadella! Ne andavo ghiotto!)

Insomma fui messo su un treno con destinazione “Livorno” ma finalmente avevo una divisa bianca e un berretto da marinaio.

Ne sarei andato sempre orgoglioso anche nei momenti storti o nelle notti in mare a bestemmiare per il freddo e per il vento.

Ma il dado continuava a rotolare e avrebbe rimbalzato sul tavolo ancora per un bel pezzo.

A Livorno passai giornate intere in aula ad apprendere le regole della navigazione e quando non ero sui libri ero in plancia di una motovedetta con un istruttore che mi rendeva sordo ogni volta che facevo qualcosa che non andava bene.

I compagni del corso erano tutti figli di marinai…. moltissimi con esperienza….ricordo Calascibetta di Procida che “non voleva fare il militare” ma aveva fatto l’errore di sbarcare da un mercantile e non gli fu rinnovato il libretto di navigazione.

Aveva 4 anni più di noi e si capiva la sua “adulditudine” dalla barba che differiva dai nostri timidi quattro peli. Aveva lavorato su carghi e mercantili come mozzo e proveniva da un Istituto Nautico.

Ci diceva che aveva visto città che per noi erano puntini su un atlante e ci raccontava cose che sapevano di grappa e che ci vergognavamo solo a sentirle.

C’era Ceracchi Luigi,  ragazzotto della Roma bene che divenne subito istruttore di tennis del comandante….. ottenne il trasferimento vicino casa. Ragazzi strappati da casa e dai loro affetti, che non credevano che a Milano i treni andavano sotto terra e si chiamavano “metropolitane”.

Ragazzi che a scuola non erano mai andati, altri che sapevano già cosa fare alla fine della naja.

Ecco, per la prima volta nella mia vita mi trovavo davanti a realtà diverse che non avrei immaginato.

Comunque come dimenticare il primo varo con una imbarcazione di 12 metri? (Ne avrei pilotate altre di 24 metri con due eliche).

Peccato che l’attracco fu molto movimentato e riuscii a demolire un pontile di legno (per fortuna) della Capitaneria di Livorno. (Non fu l’unico incidente…. diciamo che di danni ne ho fatti!)

Il corso durò tre mesi ma, se volevo la destinazione e soprattutto i gradi di “sergente” con uno stipendio da inviare a casa dovevo superare un esame.

E poi una patente nautica per condurre imbarcazioni fino a 24 metri (o 35 tonnellate) senza limiti della costa che mi sarebbe rimasta a vita!

Poi arrivò il giorno dell’esame…..

Articolo trarro dall’ebook; “MI AVETE ROTTO LE BOLLE”


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