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La Sindrome delle Linee Storte
Da ragazzo ero un maestro dell’evasione. Nel senso che mi piaceva schivare o evitare problemi. Questa dote ce l’ho anche adesso ma non riesco più a nasconderla bene. Quando si trattava di compiti, soprattutto quelli di disegno tecnico, la mia creatività non conosceva limiti. Ma un giorno un intricato reticolo di linee e angoli, mi aveva terrorizzato. E così, con la disinvoltura di un attore strampalato, avevo messo in scena la più grande performance: la “sindrome delle linee storte“.
Con un’aria sofferente, mi presentai dal professore, un uomo dalla barba brizzolata e dallo sguardo severo. “Professore, ho un problema. Vedo le linee rette come serpenti che si contorcono. È impossibile per me disegnare qualcosa di preciso.” Il professore mi ascoltò con un’espressione dubbiosa, ma, compiacendosi del mio impegno e della confidenza, mi concesse un po’ di tempo per riprendermi.
Liberato dal peso del compito, mi dedicai a passatempi più piacevoli: sfogliare riviste di fumetti, ascoltare dischi in vinile e organizzare partite a pallone con gli amici. Ma la mia tranquillità fu di breve durata. Uno dei miei compagni di classe, un tipo particolarmente ligio al dovere e con una memoria prodigiosa, aveva notato qualcosa di strano. Mi aveva visto disegnare cerchi perfetti sul quaderno durante la ricreazione e utilizzare il compasso durante un compito di geometria con una precisione che avrebbe fatto invidia a un ingegnere.
Il professore, informato da quel “bastardo” (eee…mi é scappata!) della scoperta, decise di mettere fine alla farsa. Durante una lezione di disegno mi chiamò alla cattedra e, con un tono di voce che non ammetteva repliche, mi accusò di aver mentito come si usava allora senza la paura di creare traumi al povero alunno difeso da una pattuglia di docenti di sostegno. Cercai di difendermi, ma le prove erano schiaccianti. Il professore, oltre a togliermi il voto, decise di darmi una lezione indimenticabile. Mi fece disegnare alla lavagna, davanti a tutta la classe, un semplice quadrato. Umiliato e imbarazzato, tracciai linee tremolanti e irregolari, sotto gli occhi divertiti dei miei compagni.
La mia brillante idea si era trasformata in un fiasco totale. Non solo avevo preso un brutto voto, ma mi era anche guadagnato la reputazione di bugiardo. E così, imparai a mie spese che l’evasione dai propri doveri ha sempre un prezzo da pagare.
Negli anni successivi, non dimenticai mai l’episodio del disegno tecnico. Quell’esperienza mi servì da lezione, insegnandomi il valore dell’onestà e della responsabilità. Capì che cercare scorciatoie porta sempre a risultati inaspettati e spesso negativi.
Tuttavia, non mi lasciai abbattere. Utilizzai l’energia che prima sprecavo nell’inventare scuse per dedicarmi allo studio con maggiore impegno. Scoprì che, superando le difficoltà, potevo ottenere risultati soddisfacenti anche nelle materie che prima mi annoiavano.
Questa storia, la mia storia, è un esempio di come una piccola bugia possa avere conseguenze inaspettate e talvolta gravi. L’onestà, anche quando sembra difficile, è sempre la scelta migliore. Ognuno di noi, nel corso della propria vita, è chiamato a prendere delle decisioni. È importante scegliere sempre la strada giusta, anche se a volte può sembrare più faticosa. Certo sono ancora il maestro della evasione ma in un altro senso.
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