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La paura di non farcela.
La prima scena che vi dovete immaginare è quella di un bambino……in un’aula di una scuola media inferiore a suonare un flauto……
La seconda è quella di un ragazzotto….in una assemblea studentesca dove i presenti al contrario di quello che si può credere lo ascoltano in un religioso silenzio.
Queste due scene distanti tra loro 5 o 6 anni sembrano scollegate tra loro ma non lo sono….infatti quel bambino è sempre lo stesso, solo che adesso è un po’ più grosso.
Gli anni delle scuole medie sono stati vissuti da una paura.
Cioè, di paure ne avevo tante ma una in particolare mi terrorizzava.
Durante le ore di musica, ciascuno di noi doveva suonare il flauto.
Io in genere in quel periodo studiavo quindi, riuscivo a suonare i brani che il prof ci dava come compito e dai voti ero anche bravino.
Il dramma, non era quello.
Il dramma arrivava nel momento che dovevo ripetere lo stesso brano davanti a tutti.
Non so per quale strana reazione fisica, quando toccava a me, le mani cominciavano a tremarmi come succede a un malato di parkinson, e diventavano ingestibili.
Il fatto che tutto intorno a me si faceva silenzioso e che l’unico suono fosse quello del mio fiato e delle mie mani era per me angoscioso come attraversare una stanza buia.
Non potevo permettermi che tutti i miei compagni e compagne mi vedessero in quello stato.
Immaginate solo cosa sarebbe successo se i compagni si fossero accorti della mia fobia….
C’era solo un modo perché non venissi preso dal panico….era che in classe ci fosse un pochino di rumore, qualcuno che parlava, oggetti che cadevano, cartelle che si spostavano o libri che si aprivano.
Il fatto di non essere l’unico suono di quell’aula mi tranquillizzava e le mani mi tremavano di meno.
Solo che quello, non era un modo per superare la paura ma un modo per aggirarla e lei…la paura..sarebbe venuta a trovarmi il giorno dopo…senza fretta….tanto mi avrebbe individuato
Anni dopo mi trovai in una aula magna gremita di persone e di striscioni con scritto “scuola occupata”…..dovevano ascoltare me….solo me….per un attimo mi venne in mente il mio flauto e quella paura..la paura di non farcela.
Ricordo che iniziai con una voce fioca da “Sandro Mazzola”….dopo poco mi accorsi che la mia voce riempiva l’aria amplificata dai microfoni e che….le mie mani non tremavano più.
Forse oggi se dovessi riavvolgermi nel tempo e rientrare in quell’aula con il mio flauto….forse oggi le note non sarebbero tutte in fila nel suonare “San Martino Campanaro” ma le mie mani non tremerebbero più.
Non so cosa sia successo …..ma non avevo più paura……la paura l’avevo sconfitta e mi accorsi che l’avevo sconfitta con la “passione” in quello che facevo.
Ragionando adesso e rivedendo le mie paure….posso dire che ho avuto paura solo quando la “passione” di quello che facevo veniva a mancare….
Ho avuto paura delle interrogazioni fino a quando la materia mi ha appassionato….
Ho avuto paura del mare quando ho perso la “passione” in lui…
Non ho avuto paura di dire quello che pensavo fino quando le mie idee erano gonfiate dal vento della “passione”…
Ho avuto paura del buio fino a quando nel buio c’era qualcosa che dovevo assolutamente vedere….
Ho avuto paura di volare fino a quando quell’aereo mi avvicinava a un lavoro che mi piaceva…
Ho avuto paura dei ragni fino a quando ne è valsa la pena salire in soffitta…….
Ecco che quando sento “paura” per qualcosa mi chiedo sempre se lo faccio con passione .
Se manca la passione c’è la paura…… e viceversa…
La paura di sbagliare….di non farcela…di essere giudicato…..di non piacere e di non piacermi
Non posso dire di non avere paura di nulla……direi una bugia …..ma sono paure che devo ancora vincere…..e lo farò con la passione.’
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