La mia Famiglia…

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Io non posso giurare che da bambino ero un figlio perfetto ma so come mi comporto adesso e so che posso essere “ perfettibile ”.
So però che la famiglia è il luogo da cui arrivo e non ne posso sfuggire visto che sono fatto anche da quella roba lì.
La famiglia è un luogo…un luogo dove si torna quando non si sa più dove andare.
La famiglia non ha bisogno di conferme, non ha bisogno di ricevute di ritorno, non chiede nulla in cambio e per il semplice motivo che tu sei lì lei non si tira indietro.
Si,….magari ci si allontana e spesso ci vai contro ma poi, quando pensi a casa pensi a quello.
C’è sempre un momento fondamentale nel rapporto con la nostra famiglia ed è un momento che prima o poi viviamo tutti è quando ci accorgiamo che noi arriviamo da lì e che con quella roba lì dobbiamo fare i conti.
Con il fatto che assomigliamo a nostro padre più di quanto pensiamo, a nostra madre per le cose che ci sono rimaste attaccate addosso fin da quando eravamo nella pancia.
Abbiamo condiviso troppo con fratelli e sorelle da non riconoscere cose nostre nel loro modo di parlare, nel loro modo di ridere e nel loro modo di arrabbiarsi.
E quelle facce lì sono in qualche modo nelle nostre….ogni famiglia è un ritratto, un quadro dove la posizione, l’abbigliamento dei soggetti dice molto.
Quando ero bambino, a scuola venne una psicologa per fare un incontro con noi….con tutta la classe.
Mi ritengo fortunato perché oggi c’è uno psicologo per ogni bambino …. e un educatore ogni tre !!!
Comunque, mi ricordo che la prima cosa che fece fu quello di farci fare un disegno dove ognuno di noi doveva rappresentare la propria famiglia.
Io feci un disegno a matita dove dipinsi me, mia sorella, mio fratello, mio padre, mia mamma e il gatto…. tutti intorno al divano del salotto.
Mia madre, mia sorella, mio fratello e il gatto seduti e io e mio padre in piedi.
Quando glielo consegnai, lei mi guardò e mi disse per quale motivo mi fossi disegnato in piedi.
Io le dissi che non c’era più posto sul divano e lei sorrise.
Poi mi chiese perché mi ero messo dietro al divano e non di fianco come avevo disegnato mio padre.
Le dissi che non c’era più posto sul foglio.
Lei sorrise ancora e poi convocò i miei genitori e vidi uscire mia mamma da quella stanza piangendo.
Non ho mai saputo che stronzate o che sensi di colpa deve avere inculcato nell’animo di quella donna.
Io non sopporto gli psicologi e il loro sorriso …..
A distanza di tanto tempo posso dire che di mio padre ricordo poco ma non perché non l’ho vissuto….anzi!!!!
Ma perché non essendoci più da un bel pezzo ho “ condensato ” tutto di lui in una sua frase, (mi diceva sempre che “un uomo vale quanto la sua parola”) che porto avanti come il testimone di una corsa, sapendo di essere l’ultimo “ staffettista ” della famiglia.
Mia mamma, la persona il cui rapporto è il più indefinibile e altalenante che si possa immaginare.
La donna che prima o poi ogni uomo fa i conti e il mistero del rapporto con lei, secondo me racchiude meglio quella nebulosa che circonda l’universo femminile.
I miei genitori non ci sono più da un pezzo ….come persone fisiche, non come genitori intendiamoci…..se ne sono andati senza fare rumore….come ultimo insegnamento.
Come gatti che hanno vissuto in silenzio mentre tutto intorno a loro era rumore guerra e odio politico
Sicuro mi mancherà molto ma proprio lei mi ha detto di non farlo apparire…..di vivere nel silenzio.
Oggi è la Festa per la mia di mamma che di sicuro si troverà nel posto che Dio le ha assegnato perchè adesso serve a Lui e non più qui sulla Terra.
Ti saluto come facevo prima……
“Ciao mà…sà vedum…..siiii..stai tranquilla torno presto….. “…un bacio…anzi tre…..(e lei rideva)

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