Il Proff delle Cravatte

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Essere un consulente in Ottica o un docente di Optometria è una professione che richiede precisione, serietà e un occhio attento… ma chi ha detto che non si possa fare con stile? Ma non sono solo un insegnante (Precario per scelta!!) o un tecnico all’occasione. Sono un collezionista, un cultore, un ambasciatore del fascino sartoriale Looney Tunes.  Sì, perché le mie cravatte non sono semplici accessori. Sono pezzi d’arte, dichiarazioni d’intenti, specchi del mio stato d’animo.

E quando dico “Cravatte Looney Tunes” intendo proprio quelle dei Cartoons  che hanno cresciuto generazioni: da Topolino a Pippo, da Paperino a Daffy Duck senza dimenticare Paperoga e ovviamente, Willy il Coyote e Gatto Silvestro, i miei idoli indiscussi. 

Non mi ricordo quando è nata in me questa “malattia” ma, deve avere avuto una origine ancestrale da quando in marina incominciai a fare i primi nodi. Oppure, semplicemente, rispecchia un la mia vita ingarbugliata…un nodo appunto, un garbuglio.

Ad ogni modo ogni mattina, prima di andare a scuola, il mio rituale è sacro. Mi alzo, preparo il caffè e mi metto davanti al mio armadio delle cravatte. Sì, perché non si tratta di un semplice cassetto: ho un vero e proprio armadio dedicato, con ogni cravatta appesa e catalogata in base all’umore.

  • Se mi sento energico e ottimista, scelgo Topolino: è il classico, sempre sorridente, il re del mondo Disney. Il topo indagatore e rispettoso delle regole.
  • Se ho bisogno di un pizzico di ironia, Paperino fa al caso mio: nessuno affronta le difficoltà con più grinta (e sfortuna) di lui. Una lotta tra la sfortuna, pigrizia e i nipotini Qui Quo e Qua
  • Ma nei giorni in cui mi sento particolarmente determinato – o quando so che avrò a che fare con colleghi non proprio “colleghi” – c’è solo una scelta: Willy il Coyote. Perché Willy non si arrende mai, anche quando tutto va storto.

Gatto Silvestro, invece, è la mia cravatta da “giornata di battaglia”. Quando so che ci saranno discussioni accese quanto inutili, su come salvare il mondo o su lenti a contatto o rifrazioni. Ecco, mi sento come lui: sempre alle prese con un’impresa impossibile (e con Titti,  ovviamente, che rappresenta gli studenti troppo sicuri di sé).

Arrivo a scuola con la cravatta bene in vista. Qualcuno potrebbe pensare che quel tipo di cravatte siano inadatte a un ambiente accademico, ma io ho una filosofia precisa: se devi spiegare qualcosa di complesso, o devi fare qualcosa di complesso come incontrare un cliente difficile, fallo con un pizzico di ironia.

Durante le lezioni, le mie cravatte diventano un vero e proprio strumento didattico. Spesso uso i personaggi come metafore:

  • “Willy il Coyote è come un optometrista mal equipaggiato: può avere mille strumenti (Acme), ma se non li usa bene, non prenderà mai il Road Runner.”
  • “Gatto Silvestro ci insegna l’importanza della pazienza: ogni fallimento è una lezione.”

Studenti o colleghi ormai, sono abituati a vedermi con queste cravatte. A volte fanno persino scommesse: “Oggi sarà Paperino o Pippo?” Quando scelgo qualcosa di inaspettato, tipo un raro Zio Paperone, li sento sussurrare: “Oggi dev’essere di buon umore.”

Ma per me, la cravatta non è solo un accessorio: è come una corazza. Senza cravatta, mi sento incompleto, indifeso.  C’è chi si sente sicuro con una giacca costosa, chi con un paio di scarpe lucide. E chi si nasconde dietro un paio di occhiali da sole anche in giornate uggiose. Io? Datemi una cravatta con Gatto Silvestro che rincorre Titti e mi sentirò pronto a un assalto alla baionetta. (o almeno a spiegare la differenza tra miopia e ipermetropia).

C’è stato un giorno – il più traumatico della mia carriera – in cui, per un errore madornale, sono arrivato a scuola senza cravatta. Mi sono sentito come Willy il Coyote senza il suo razzo. Gli studenti mi hanno guardato con occhi spalancati, quasi increduli. “Professore, tutto bene? È successo qualcosa?” ho sentito dire.

Ho improvvisato una lezione sui colori e sull’importanza del sistema cromatico ma non mi sono mai sentito così vulnerabile. Nessuno ha capito molto. Da quel giorno, ho sempre una cravatta di emergenza in macchina. Non si sa mai.

Alcuni colleghi mi prendono in giro, non me lo dicono ma lo sento e comunque non ci faccio caso. Gli studenti si ricordano di me anche anni dopo, non solo per le lezioni (quelle si spera), ma per il fatto che sapevo rendere ogni giorno diverso e speciale. 

Come quando mi hanno chiesto di spiegare come si fa il nodo alla cravatta. Quel giorno in effetti mi sono fatto prendere la mano e sono uscito dagli schemi spiegando loro che, non c’è un nodo ma “i nodi”. E fare il nodo alla cravatta é un rito. 

E qui sono partito per la tangente dimenticandomi le formalità e usando anche la LIM…. Dunque ragazzi conosco 11 nodi. Ne seguì l’immancabile dimostrazione pratica.

  1. Nodo Semplice
  2. Nodo Doppio 
  3. Nodo Windsor
  4. Nodo Mezzo Windsor 
  5. Nodo Pratt
  1. Nodo Eldredge
  2. Nodo Trinity
  3. Nodo Balthus
  4. Nodo Christensen
  1. Nodo Onassis
  2. Nodo Nicky

e poi finalmente il suono della campanella,  mentre tutti mi guardavano come uno scappato di casa …..

“ Proff,  lei è un po’ come Willy il Coyote: anche quando sembra che la gravità le sia contro, non smette mai di provarci.” Una volta me lo ha detto uno studente, e non ho mai ricevuto un complimento più grande.

E domani?

Chi lo sa che cravatta indosserò? Forse una con Topolino in giacca e cravatta, per fare il serio. O magari una con Gatto Silvestro appeso a un ramo, per ricordarmi di tenere duro. Una cosa è certa: qualunque sia la scelta, sarà il modo perfetto per affrontare un’altra giornata… con stile! Ma senza prenderla troppo sul serio.

Del resto siamo tutti come personaggi della Walt Disney in un fumetto.

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