Il mio Blog che …

Loading

Scrivere un blog sulla propria vita è un po’ come buttarsi nel vuoto, ma bisogna farlo con stile. E poi avrei dovuto aggiungere al titolo “che nessuno legge”. Ma il rischio che non foste arrivati fino a qui nella lettura sarebbe stato alto.

Ho sempre pensato che il mio blog fosse il posto giusto dove raccontare i drammi esistenziali con una certa regolarità come per esempio, la lotta per trovare un posto dove parcheggiare, la frustrazione di un caffè che si raffredda troppo velocemente o il mistero di dove finiscono i calzini.

Il mio blog è una sorta di realtà alternativa, dove ogni singola mia mossa è degna di essere raccontata, come se il mondo intero stesse aspettando con ansia i miei pensieri. 

Eppure, stranamente, non c’è mai nessuno che lo legga. Mi piace pensare che l’universo stia semplicemente aspettando il momento giusto. O forse sta semplicemente ignorando il mio lavoro. Ma questo è un dettaglio secondario.

Un post, per esempio, dove parlavo della mia esperienza alla lavanderia automatica, non ho avuto nemmeno il coraggio di pubblicarlo ma é lì nelle “bozze”. 

Titolo: “La mia avventura alla lavanderia automatica: tra calzini spaiati e drammi esistenziali.” Un capolavoro. Un brano tratto dall’articolo:

“La lavatrice non partiva. Un po’ come quando la mia vita non parte, ma continui a mettere dentro monete, come se una monetina potesse risolvere l’intera esistenza. E io, il mio detersivo. Eppure niente. Nulla. Un silenzio cosmico..”

Sì, profondo. Ma poi sicuro mi sono detto…..ma chi lo legge? 

Comunque non che mi faccia scoraggiare. Oh no, io continuo imperterrito a scrivere, convinto che, alla fine, qualcuno – forse una entità cosmica o un bot in un angolo remoto del web – apprezzerà il mio talento. 

Ogni nuovo articolo è un piccolo colpo di genio che nessuno riconosce. La mia ultima opera era dedicata al problema che affligge tutti noi, ma nessuno osa affrontare: “La scelta al bar  tra un caffè “normale” e un caffè “con il latte”. Quale cammino è giusto per te?”

A quanto pare, il mondo non è pronto per simili approfondimenti filosofici. Ma io non mi arrendo. Così, quando mi dicono: “Ma perché non scrivi cose utili? Tipo guide su come fare soldi velocemente o cose che “sanno di grappa” io rispondo: “Non posso tradire il mio pubblico!”… che, purtroppo, è composto da me stesso, qualche click casuale e un unico follower.

Poi, un giorno, mi sono detto: “Devo essere più profondo. Devo scrivere qualcosa che tocchi davvero le corde dell’anima.” Ecco, allora, il mio capolavoro: “La volta che ho pianto per il corriere che ha consegnato il pacco al vicino.”
Inizio così:
“Era un giorno come un altro, ma dentro di me cresceva una tempesta. Aspettavo il mio pacco, quello che avrebbe cambiato la mia vita. E invece… il pacco è finito dal vicino. Non lo sapevo, ma quello sarebbe stato il giorno in cui ho capito che a volte la vita ti prende e ti fa consegnare il pacco a chi non lo vuole. Non il pacco giusto. Non la giusta… giustizia.”

Niente. Tutti articoli rimasti nella cartella delle “Bozze”. Appunto come dei pacchi.

Sono certo che nessuno lo leggerà mai, (se insistete però lo pubblico!), ma la bellezza di scrivere per me stesso è che non ho bisogno di conferme. 

Certo, se qualcuno un giorno dovesse scoprire il mio blog e riconoscere la grandezza della mia scrittura, sarà comunque troppo tardi. 

Io sarò già morto… 

E quando mi chiedono: “Non ti senti solo, a scrivere senza lettori?”, rispondo con la mia consueta serenità: “No, mi sento completamente in pace con il mio anonimato. Scrivere un blog è come fare un monologo: sai che nessuno ti ascolta, ma ti piace lo stesso perché, alla fine, stai parlando solo a te stesso.”

Eppure, nonostante tutto, continuo a pubblicare. Periodicamente una nuova avventura, un nuovo racconto, un nuovo pezzo di vita che non interessa a nessuno. O forse sì, ma il mio pubblico è troppo impegnato a guardare video di gatti su YouTube per notare la mia straordinaria esistenza. Chi può biasimarli?

Ogni tanto, però, mi sorge una domanda: e se, un giorno, il mio blog dovesse diventare famoso? 

Magari sarebbe troppo tardi per rispondere ai commenti? O forse mi verranno a fare un’intervista? Un film su di me? Un libro? Chissà. 

Per ora mi accontento di controllare le statistiche del blog ogni giorno e sperare che Google Analytics mostri almeno una visita reale, anziché quella generata dal mio stesso click.

Fino a quel momento, resto qui, a scrivere. Per me stesso. Per l’universo. E, forse, anche per il mio unico e misterioso follower che ogni tanto lascia un commento tipo: “Bravo, figliolo!” 

Che, sinceramente, è più di quanto io possa chiedere ma, un dubbio me lo lascia… E se fosse mio padre da lassù?

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *