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(Dal Racconto Precedente)

La busta diceva “Cavallo prende in B5”
Controllo…..penso di avere sbagliato a leggere o a capire.
La cartina ha una altra dimensione ed era quindi la zona di azione, era la mia scacchiera ma era molto più grande delle precedenti.
Mi avevano detto che non si doveva uscire di molto dalla zona assegnata…..a volte la partita proseguiva con un altro giocatore.
Ho avuto l’impressione di essere venuto in contatto con altri come me.
Spesso ero sicuro di essere seguito e questo mi fece aumentare la mia attenzione.
Se questo succedeva le istruzioni erano quelle di stabilire se si giocava con lo stesso colore e se si giocava a scacchi.
Insomma una sequenza di domande stabilite
Ma le coordinate mi portavano ancora in quella via ….vi ricordate quel dyane 6?
Il “Cavallo” mi dava la possibilità di inventare e “saltare” gli schemi.
Era facile…
Entrai in quel bar e ordinai una birra e un panino.
Verso l’orario di chiusura entrò Anna e non fu sorpresa di vedermi.
Stavo entrando in una situazione intricata.
Dovevo documentare quello che facevo ma nello stesso tempo la simpatia di Anna mi stava distraendo.
Il barista ci avvisò che stava chiudendo…..avevo quindi in mente di seguire Anna per capire dove abitasse e mi aspettavo quindi un saluto.
Invece Anna non esitò a dirmi: “perché non vieni a casa mia ….”.
“Non ci credo….allora gli angeli esistono” pensai…
La birra mi finì di traverso e inventai un “aspetta che pago e usciamo”
Era il pretesto per guadagnare qualche secondo e rispondere.
Fuori dal locale le dissi….” Ok…sicuro che non disturbo?”
Si mise a ridere….e mi disse di salire sulla sua auto che la mia sarebbe rimasta nel parcheggio del cortile del bar.
Ora…..io pensavo che mi riportasse indietro dopo un paio di ore ma….non successe esattamente questo.
Quel sabato notte lo passai a casa di Anna.
Riuscii a portarmi la mia macchina fotografica e fu facile trovare una scusa per farsi una foto insieme.
Quelle foto non le vidi mai ma indicavano che in “casella” ero finito in pieno e non passò inosservato.
Ma adesso ero in casa di Anna…..molto lontano da dove avevo lasciato la mia auto.
Dentro di me tante domande ma dovevo stare attento.
In successione non capivo perché in quel bar….e chi era quel ragazzo che ha abbracciato di cui io non conoscevo la sua esistenza?….e poi….chi era veramente Anna e perché io ero lì?
Con gli occhi setacciai il suo appartamento al terzo piano di un condominio di Legnano.
Un cucinotto con bombola a gas….pochi bicchieri ….un tavolo dove a mala pena ci si stava in due.
Poi una sala più ampia con un divano un tavolo e un armadio con dei quadri con fotografie….in nessuna vi era lei o almeno così mi pareva
Prendo la scusa di andare in bagno ed ho la conferma che vive da sola.
Quando esco mi ritrovo un vassoio e due bicchieri…. se bevo so cosa mi aspetta anche se per esperienza riesco a rimanere lucido.
Anna mette della musica e comincia a farmi delle domande personali.
Se ho una ragazza….dove abito e cosa mi porta in quel bar.
L’ultima domanda è la più facile e le dico subito che “speravo di rivederti” anzi, “pensavo abitassi più vicino” fu subito la mia contromossa.
E tu che ci fai in quel bar?

Mi sembra un posto per sfigati…nemmeno musica interessante …nessun flipper e nessuno per giocare a scacchi
Si mette a ridere….”non dirmi che uno come te gioca a scacchi…..se è vero ti butto fuori di casa subito”
Ecco mi trovo nei guai…..potevo starmene zitto e invece in un attimo rovino tutto….ed è qui che mi giocai la foto con lei.
Ok…dai…però prima di lasciarti almeno facciamoci una foto…..si mise a ridere e disse ….ok.”mi va! almeno ho il pretesto per rivederti perché quella foto la voglio!,”
Misi un autoscatto con un tempo così lungo per non lasciarla subito.
Poi il flash ci colse ridendo.
Non ho mai visto quella foto ma sicuramente è una delle poche che mi conserverei ancora adesso.
Quindi sicuro di andarmene le chiesi un passaggio ma lei rispose….”ma daiiii. Scherzavo!….tutti mi dicono che fanno cose bizzarre….e tu….niente….”
“Guarda….se vuoi io ti porto alla tua auto ma non prima di domani e non prima di avere bevuto qualcosa insieme”
“Ok….ci sto risposi” mentre lei già sicura della mia risposta aveva stappato una bottiglia di birra.
Mi svegliai per primo la mattina dopo…..ero abbracciato a lei e come un ragno cercavo di coprirla con un lenzuolo.
Un leggero mal di testa non evitava però di rendermi conto di cosa era successo ma soprattutto di esaminare cosa avevo detto e cosa “mi aveva detto”
Che lei era in quel bar perché aiutava dei suoi ex compagni di scuola era chiaro ma non capivo “in cosa”.
Mi venne il sospetto che la “casella” non fosse lei …..dovevo avere la possibilità di conoscere i suoi compagni ma adesso non era il momento.
Mi alzai…andai a sbattere contro la porta per cercare gli occhiali e soffrendo come un cane in silenzio, per non svegliarla, mi infilai in cucina a litigare con la bombola a gas, un fornello e un caffè caldo da portarle in camera.
Per il resto non mi feci menate (molto meno di quelle che mi faccio adesso) e pensai che era il destino a lanciare i dadi e il mio dado rotolava ancora su quel banco verde.
Si sarebbe fermato alla prossima “casella”
Sul rullino scrissi….”cavallo in stallo”… seguirono due mesi di silenzio prima di riprendere la partita ma nel frattempo io e Anna ci incontrammo spesso ma mai in quel bar.
Mai con quella gente.
Anna non è mai stata una “casella”

(—CONTINUA–)

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