E oggi?..chi sono?

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Ognuno di noi è un sacco di cose.
È ciò che il mondo decide che sia, più quello che noi stessi decidiamo di essere.
Siamo consumatori quando compriamo, automobilisti quando guidiamo, allievi per gli insegnanti, padri, madri, sorelle o figli e un mucchio di altre cose.
In tutto questo, l’unica cosa che possiamo fare è decidere.
Decidere se stare soli o in coppia, se essere buoni cittadini, se essere atei o credenti, bravi genitori o no.
Insomma tra tutte le domande che ci poniamo ci sono quelle di tutti o giorni e che riguardano la quotidianità e domande che non ci facciamo spesso ma che rimangono sopite nella nostra mente e che vengono fuori immancabilmente nei momenti di difficoltà.
Sono domande che riguardano “chi siamo noi” e che hanno a che vedere con l’identità, la nostra e quella degli altri.
C’è una scienza apposta che studia questo aspetto del vivere umano e si chiama “antropologia”.
Negli anni ho avuto, come tutti, un sacco di esperienze antropologicamente parlando “interessanti” e quasi tutte sono avvenute in momenti particolari quando ho scoperto cose che non mi aspettavo dalle persone che frequentavo.
È stato quando ho capito che un amico non era tale, oppure quando una persona che pensavo essere ‘così’ in realtà è ‘cosà’.
Ho compreso che chi dice di essere in un modo, spesso è in un altro modo.
Penso comunque che è sbagliato dire che una persona è diversa da quella che sembrava o che si è rilevata diversa da come appariva.
Secondo me,è più giusto dire che ad un certo punto semplicemente, una parte è apparsa fuori più dell’altra e che prima di quel momento noi vedevamo un lato di quella persona e che poi ne abbiamo visto un altro.
Che prima quello che ci mostrava era uno spigolo e che dopo abbiamo visto gli altri ma non per questo quello spigolo non esisteva.
C’era e c’è ancora solo che era l’unica cosa che vedevamo.
Ho sempre avuto l’impressione che quando scopriamo le parti nascoste delle persone che frequentiamo, quelle che loro non ci fanno vedere o che noi non vogliamo vedere siano momenti rilevatori per due motivi.
Il primo va bè è che si manifesta quello che noi non conoscevamo di quella persona e questo è visibile.
Il secondo meno evidente riguarda quello che noi non conoscevamo di noi stessi.
C’è sempre una parte nascosta in noi che non frequentiamo perché è buia, scomoda o angusta e spesso fa male.
Ecco allora che in quei posti ci portano gli altri mostrandoci quella parte di loro che ci stupisce…quella che ci affascina…quella che ci lascia senza fiato.
Nel momento che scopriamo che quella persona non è quello che immaginavamo o lo è solo in parte sono attimi che scopriamo anche qualcosa di noi stessi.
Forse quello che dico non è sempre vero ma in parte lo è.
Insomma ci fanno vedere anche quello che teniamo dentro per noi…le nostre schifezze insomma.
Quello che non mostriamo a nessuno e non vorremmo mostrare nemmeno a noi stessi.
Insomma, siamo una infinita di cose in mezzo a una infinità di persone e siamo anche quello che non conosciamo.
E oggi, quando mi sono ritrovato da solo e quella domanda (“chi sono?”) mi è venuta a trovare ho scoperto che la parte più debole di me é la parte più forte…e oggi sto male!’

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