Accontentarsi

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Lo so che ormai è una moda.
Lo so che ogni 3 mesi circa esce un libro che racconta tutte le piccole cose belle della vita che è giusto godersi e che la rendono migliore.
So anche che la rubrica più letta in assoluto è quella in ultima pagina di quel giornale “cuore” dove vi era elencato ogni volta un modo particolare di fare sesso.
Però al di là di queste cose mi è capitato in questi giorni di ragionare sul concetto di “ accontentarsi ”
Perché questo termine qua l’ho sempre vissuto nella sua concezione negativa
Quella per cui “ accontentarsi ” è una maniera debole di essere felici
È come se la felicità fosse un fardello, fosse un qualcosa di talmente pesante da sostenere che alla fine è meglio accettarne una forma più blanda, più leggera
Credo che sia così che l’ho sempre definita…..come una cosa che non dobbiamo cercare ma che arriva così in piccole dosi sparse qua e là e che, somministrate durante la giornata ci consentono di godere di minuscoli frammenti di benessere
Andando su “Google” e scrivendo “accontentarsi significato” è apparsa questa definizione: “ Accontentarsi = Rendersi Contenti ” e lì ho capito 2 cose
La prima è che il significato di questa parola è da sempre associata alla locuzione “con poco” che la rende misera ..che la rende piccola
La seconda è che per “ rendersi contenti ” non basta rimanere in attesa di qualcosa che accada, tipo l’arrivo della primavera o il profumo dei panni stesi o il sorriso di uno sconosciuto
Credo che per essere contenti si debba andarsela a prenderla quella piccola versione di felicità
Perché “ rendersi contenti ” ho la sensazione che non sia come “ essere contenti ”
Non sono quindi le cose che ci capitano addosso a renderci felici ma, sono quelle che si vanno a cercare o che decidiamo di perseguire
Sono cose che ci fanno stare meglio ma che per ottenerle occorre fare della strada, prendersi del tempo o dello spazio per andare a farle, vederle o ascoltarle
Cioè un conto è lasciare che le cose accadono e un conto è farle accadere come chiedere una cosa, smettere di lavorare, uscire di casa…
E allora accontentarsi, se letto come “andarci a cercare la felicità” o “rendersi contenti” ecco che assume un significato grande
Ecco forse….ma dico forse…capisco perché non ho più quella felicità di una volta… quando andavo a scalare una montagna o quando mi buttavo con il Kajak in rapide che evitavano anche le trote
Ben diverso da quello che subisco adesso che….si….sono cose belle e positive come le chiacchiere degli amici o la vittoria della mia squadra del cuore ..cose così che insomma fanno piacere ma che mi cadono addosso senza cercarle
il mese scorso sono stato in un posto un po’ particolare….nulla di bello da vedere … e il tempo è stato pessimo ma, desideravo da tempo …da troppo tempo essere in quel luogo che mi sono accontentato di quello che mi ha dato quel posto tanto che ero felice, mentre adesso….adesso non lo sono anche se c’è un bel sole estivo …
Mi manca quel posto con il suo silenzio , con le sue voci, la sua pioggia e con le sue persone….quelle persone che avevo intorno
Quelle cose che adesso non ho e che mi appaiono irraggiungibili e lontane
il mese scoso non mi ero concentrato sul fatto che mi mancavano le persone o conoscenti, il lavoro, gli amici (!!) ma, mi piace pensare che quando mi ritrovo da solo, ritorno quello che realmente sono, senza maschere o sorrisi di circostanza e sono in sintonia con il mondo e allora …mi accontento di quello che sono e di quello che sono gli altri Ho mandato al diavolo le fiabe e i telefilm che ci illudono che esista il principe azzurro ed ero contento di quello che avevo.….maledico il modo in cui sono fatto ….
Il mio modo vigliacco di vivere….di essere un uomo in perenne fuga dai “posti di blocco ” dell’accontentarsi…..’

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