Ma voi la sapete la storia delle Paperelle?

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Voi la sapevate la storia delle paperelle?
Io NO…o meglio, SI ma, non me la ricordavo bene e sono andato a rivederla.
La storia è questa:
Nel gennaio del 1992 una nave cargo, durante una tempesta nel mezzo dell’Oceano Pacifico perde un container pieno di giocattoli di gomma costruiti in Cina e destinati a essere venduti negli Stati Uniti.
Tra questi ci sono 30.000 paperelle di gomma (28.800 per l’esattezza) …. di quelle classiche che conosciamo tutti.
Provate ad immaginarle …. gialle, quella consistenza rigida e gommosa e quel sorriso sul becco.
Provate ad immaginarle grosse come un pugno mentre vengono sballottate e rovesciate da onde gigantesche come in una immensa lavatrice.
E poi, dopo la tempesta, cercate di vederle in gruppo….Migliaia di paperelle che galleggiano beatamente in mezzo all’oceano.
E cosi per giorni e mesi… per anni, trasportate dalla corrente
Quando questa notizie si è sparsa è diventata subito una storia raccontata da giornali e televisioni.
Immaginarsi quei minuscoli oggetti destinati ad una vasca da bagno o al massimo per qualche piscina e che hanno dovuto rivedere tutto in funzione di un oceano e delle sue regole.
Non progettate per l’immensità del mare ma che continuavano a stare a galla affidandosi fiduciosi al vento e alle correnti.
Sono da subito diventate un fenomeno di costume quelle paperelle e persino una forma d’arte al punto che un artista olandese costruì una papera gigante.
La posizionò sulle coste olandesi come una grande “mamma papera” in attesa del ritorno delle “figlie” disperse …. come un richiamo
Quelle papere non sono state semplici giocattoli e sono anche diventate motivo di studio per diversi scienziati.
Monitorando i loro spostamenti hanno studiato le correnti marine e le maree degli oceani.
L’oceanografo americano Curtis Ebbesmeyer ha spiegato che circa 2/3 di quelle paperelle partendo dall’Oceano Pacifico settentrionale hanno raggiunto il Sud America, l’Indonesia e l’Australia.
Altre invece sono scivolate a nord verso lo Stretto di Bering tra Alaska e Russia e hanno affrontato il gelo artico, qualche iceberg, rimanendo intrappolate nei ghiacci per anni e poi al momento del disgelo hanno ripreso il loro viaggio.
Da quel gennaio ‘92 quando sono cadute in mare la loro rotta è cambiata ma non solo la “rotta” intesa come percorso ma come “destino”.
La loro stessa funzione è cambiata promuovendole sul campo da semplici paperelle destinate a qualche “pargolo” americano a sonde oceanografiche.
Eppure non si sono fatte prendere dallo sconforto.
Sono rimaste a galla e hanno continuato a navigare anzi, a “farsi navigare” e anche se naturalmente non le ho viste, sono sicuro che hanno mantenuto il loro sorriso.
E questo penso, sia il motivo per cui milioni di persone si siano appassionate alla loro storia.
Perché in quella galleggiante spensieratezza che non le ha fatte desistere anche in mezzo alle avversità, hanno saputo prendere vie diverse e alla fine la loro strada l’hanno trovata e la maggior parte di loro è arrivata a casa.
Forse anche questo pensa ciascuno di noi quando anche oggi a distanza di più di trenta anni qualche paperella arriva ancora su una costa dell’Argentina o della Australia o su spiagge Inglesi … è che alla fine, una strada la si trova …. la si trova sempre!!!
Magari si arriva “saccagnati” o “scoloriti” ma sempre con il sorriso sul becco ….
n.b. = Ho voluto vederla così e non come l’ennesima idiozia umana e per un attimo ma solo per un attimo voglio credere che nessuno si sia fatto male (pesci compresi!)’


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