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Dedicato a Marco
Ero anche un po’ scocciato quando gli dissi: ” Ma lo vedi ancora quel cartello?”.
Mi guardò negli occhi e mi rispose con un secco “No!”.
E allora che aspetti….” Andiamo”
Quel momento aveva dell’incredibile e a distanza di tanto tempo risalta fuori dalle pieghe della mente.
Non avevo mai fatto in maniera così determinata un qualcosa di “illegale” o almeno non così come se tra un luogo e l’impossibilità di arrivarci ci si metteva di mezzo di tutto.
Ma io ero determinato e non solo lo scopo era di arrivarci ma era quello di riuscirci rispettando i tempi.
Cosa non facile con un autobus pieno di gente e in mezzo a una bufera di neve e per giunta nel cuore della notte.
Il gps non ci era di aiuto e, anzi, si era dimostrato inaffidabile subito all’interno della Slovenia.
Presto ricorremmo alla vecchia cartina stradale.
Dovevamo solo capire dove si era.
Il nome di un cartello stradale apparse in mezzo alla neve.
Bisognava pulirlo per capire cosa ci fosse scritto.
Un nome impronunciabile e scritto in modo strano.
Ma non potevamo essere lontano da quello che ci appariva la salvezza….una strada provinciale che ci portava verso una autostrada.
Le deviazioni furono molte.
Da quelle parti se c’è neve non si sbattono molto.
Chiudono tutto e vanno a dormire.
Ed ecco che fu un susseguirsi di deviazioni e di interruzioni che ci portavano sempre in quel punto.
Un ingresso di un paese con un divieto di accesso per gli autobus.
Feci notare a Marco (nome di fantasia) che lì ci eravamo già passati e mi guardò preoccupato.
Non avevamo molte alternative.
O si passa o si fa un valico di montagna.
Ma non era una bella idea! Bastava leggere bene la cartina…..1200 metri di altezza….
No! Dissi….anche se riusciamo a salire sul tornante, scendere è troppo pericoloso.
Insisto. “Vai avanti!”
Ma la sua risposta era decisa….no! Non passo di lì…..se davanti c’è un ponte stretto o balconi bassi siamo morti.
E poi, “ci gioco la patente!” Qui non siamo in Italia.
Feci notare che se ci fosse stato qualcosa che impediva il transito agli autobus ed era così pericoloso non c’era una limitazione di orario e non potevamo aspettare fino alla mattina per passare.
Era una scocciatura!
La neve e il vento erano fortissimi, non saremmo più ripartiti da lì.
Bisognava raggiungere l’autostrada….”Guarda…saranno 5 km e siamo su questa strada gialla”.
Niente da fare…..fu in quel momento che mi venne in mente l’incredibile!
Dissi a Marco di aprirmi e mi vide sparire nella bufera… andai quasi in fondo al paese senza incontrare nessuno….nemmeno una casa con la luce accesa….niente.
Un silenzio incredibile o meglio, tutto era avvolto dal rumore del vento.
Non sentivo più nemmeno il rumore del motore del pulman.
La neve fitta aveva trasformato tutto e in lontananza vedevo a tratti i fari del pulman.
Ritornai verso quella luce … vidi il cartello di fianco a me e preso da un istinto non ragionato ma grondante di rabbia me la presi con lui e lo girai dalla parte opposta ruotando il palo.
Risalii sul pulman e vidi Marco che mi guardava come uno scappato da casa.
Mi calmai e poi dissi la famosa frase. “Che aspetti? Vedi un cartello?”
Non mi rispose, mise la marcia e superò quel cartello per proseguire nella bufera.
Adesso tutti, ma proprio tutti sapevano che eravamo determinati a non tornare indietro.
Furono pochissimi ad accorgersi e nessuno osava parlare.
Sarebbe rimasto un segreto!…..il giorno dopo sembrava una leggenda quando si disse che per passare “qualcuno” aveva modificato i cartelli stradali.
Tutti pensavano a un angelo che ci proteggeva o a un destino particolare a noi favorevole o che “il nemico” si era arreso.
Mentre ascoltavo dissi a Marco….andiamo a berci una birra.
C’è molto ancora da fare!
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