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Terapia di Gruppo
Sapete quando c’è qualcosa che vi disturba?
Non sapete cosa sia e non lo saprete finchè non finisce.
È come un leggerissimo cerchio alla testa che nemmeno ve ne accorgete però, quando passa state da dio. E quindi capite ‘ecco cosa mi faceva stare male’.
A volte sono pensieri sconnessi, gelosie, preoccupazioni ma che si manifestano silenziosamente o come un ronzio di sottofondo che percepite solo quando non c’è più.
Questa notte ero a letto in silenzio a pensare. Si! ….Ok!…vi sembrerà strano che lo faccia ma ogni tanto capita anche a me di pensare!!
Mi sono accorto che c’era un fastidio….parole…brusii. Però la Tv era spenta, le finestre chiuse…Il fatto è che c’erano ospiti nella mia testa….Era un ricordo che arrivava dal passato…uno dei tanti e che ogni tanto rimane impigliato nella ragnatela della mia mente.
Una cena di anni fa quando lavoravo per una società giapponese. Una di quelle cene che diventano presto delle terapie di gruppo dove ci si vomita addosso i propri problemi e le proprie riflessioni di se stessi in poche ore.
Mi ricordo benissimo di 6 o 7 di quei colleghi …ex colleghi. Dunque c’era Claudio un filosofo mancato……… venduto, come diceva lui, al marketing dell’azienda pur essendo un comunista convinto e dichiarato.
C’era Roberta, che lavorava al call center e che studiava da psicologa. Sicuramente bella perché quando parlava lei, c’era molto silenzio.
C’era Marco, che si dichiarava omosessuale….preciso quando parlava…usava spesso termini molto tecnici che quasi nessuno capiva. Poi…Luisa che come secondo lavoro faceva l’assistente sociale, ma scontenta perché non è diventata direttore del centro cui lavorava.
Arrabbiatissima per non essere riuscita ancora ad avere un figlio.
Quindi Daniele ….commerciale nervosissimo che non ha mancato di elencare tutte le malefatte della moglie.
E poi Alessandra di circa 30 anni ma che viveva con un uomo di 60.
Quando tocco me, dissi che ero uno che piaceva ascoltare ma che non aveva molto da dire di se. Tutti capirono che non avrei mai legato con quel gruppo…non avrei mai legato con loro.
Insomma in una mezz’ora tutti si erano raccontati tranne me! Nella mezz’ora successiva tutti avrebbero deciso cosa fare dal giorno dopo …tutti tranne me! Me ne stavo zitto anche perché in quelle situazioni le parole servono a poco. Sono le emozioni e le azioni ad avere un senso e io in mezzo a loro mi sentivo vuoto e di plastica.
Comunque in pochi minuti Claudio disse che avrebbe risolto il suo problema con autorità. Che da ora in poi avrebbe deciso lui sul lavoro senza demandare a quelli che lui catalogava come deficenti.
Era un problema vecchio il suo che derivava da un padre padrone.
Roberta disse che doveva piantarla di andare in giro finendo sempre nelle braccia del primo che le capitava, basta che fosse ”gentile” con lei.
Era un problema con suo padre. Un tipo troppo permissivo. Con Roberta ho avuto quello che oggi si chiamerebbe “storia” ma ho capito subito che non poteva funzionare perchè io a mia volta ero troppo “permissivo” e a lei serviva uno autoritario…. lo trovò dopo 5 anni…. mi dissero che era scappata da casa….che lui la picchiava.
Comunque fosse, sentivo che mentre parlava, nel dubbio, tutti gli uomini erano diventati molto gentili con lei!!
Marco ha detto che suo padre lo portava a sparare al poligono e lui invece preferiva le bambole.
Luisa era la figlia di un ricercatore del farmaco e sapeva bene che non avrebbe mai superato il padre. Ma nemmeno il padre si sarebbe mai accorto della figlia…. Troppo intento a guardare nel microscopio.
Daniele odiava le donne ma anche i falegnami e S.Giuseppe.
Alessandra si sentiva umiliata di stare con un uomo che aveva 30 anni più di lei e assomigliava tremendamente a chi?….be’ a suo padre!!
Ma con lui si sentiva protetta….molto meglio dei suoi coetanei che pensavano solo agli “aperitivi” e a quella “cosa là”
Ricordo che quella sera in mezzo a quelli che mi sembravano degli scappati di casa pensai intensamente a mio padre.
Cercai un telefono (non era aria di “telefonini”)e lo chiamai.
Perché mio padre non era un ricercatore ma nemmeno un cretino…non era ingombrante e nemmeno stava sempre in mezzo alle scatole.
Mio padre non mi ha mai spinto a fare qualcosa di preciso ma non mi ha mai nemmeno detto che quello che facevo era del tutto sbagliato. Mi ha insegnato un mucchio di cose…a nuotare, a giocare a pallone, ad accendere un fuoco e a mettermi i cerotti sulle ginocchia. Ma anche a fare a botte perchè diceva…. “lo farai” ma almeno “cadrai in piedi” e lo diceva anche pensando in tutti gli “altri modi” che sarei caduto “in piedi” come un gatto
Non so se saprei fare il papà, non ne ho avuta l’occasione ma non me ne pento, ma forse basta essere una persona normale.
E mentre pensavo a questo, gli ospiti della mia testa se ne erano andati.
E io adesso ero li davanti a un caffè e immaginavo quella cameriera che ci diceva che era tardi e che dovevamo andarcene. Ok… Dai… Mi sa che devo muovermi se no arrivo tardi anche oggi al lavoro!!!.
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