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Quella volta che … Me la feci addosso
Non fummo molto fortunati quella sera.
Eppure tutti avevamo visto quella macchia nell’acqua, proprio sul fianco della CP235.
Una macchia di olio che le accarezzava il fianco.
Io stesso dalla fretta dissi che era “solo” dell’olio che probabilmente era uscito dalla sentina durante l’ultima pulizia.
Se solo fossi stato meno frettoloso mi sarei accorto che non era olio ma, “carburante”.
Ma non perdeva quando era ferma ma solo quando era in navigazione a causa di un giunto in pressione rotto.
Ma quella sera eravamo di servizio in zona di La Maddalena.
Non era una zona che mi piaceva molto per diversi motivi.
Il primo era il vento.
Insomma eravamo in perlustrazione tra le “Bocche di Bonifacio”.
Se si alza il maestrale da quelle parti non รจ bello starci con una barca di 20 metri.
Si doveva sempre procedere con il vento di pruaโฆ..mai avere l’onda di poppa o di traverso.
Per evitare questo si proseguiva con manovre a zig zag aumentando quindi il tempo e โฆ..il consumo di carburante.
Me lo ricordo ancora quando il comandante mi chiese se avevamo carburante per arrivare al limite delle acque francesi.
Presi la mia calcolatriceโฆ. e la carta nautica della zona.
Tre rilevazioni su due fari e un particolare rilievo dell’isola di La Maddalena e risposi. “Siโฆ ce la facciamo alla grande anche se abbiamo maestrale ” perchรฉ “il punto di non ritorno” era molto lontano sulla mia carta.
Il nocchiere di bordo ricevette la rotta e come da abitudine ci mettemmo in direzione della Corsica.
Dovevamo intercettare e fermare un cargo tedesco che da Bonifacio avrebbe fatto una ampia manovra per poi dirigersi verso la Tunisia.
Lo avremmo aspettato al solito posto. Invisibili per lui perchรฉ avremmo avuto il sole alle spalle e se tardava โฆ.. Tenendo le luci spente non ci avrebbe visto.
Non ci avrebbe notato nemmeno con il radar di bordo.
Essere invisibile in mezzo al mare aspettando la nostra “preda”
A volte si stava in posizione per delle oreโฆ..ma a me non dispiaceva se non per il fatto che occorreva ogni tanto rimettere in moto i motori per evitare che vento e marea ci portasse in acque francesi.
In quelle ore mi piaceva guardare le stelle e il silenzio era assordante.
Difficilmente si parlava tra noi.
Ognuno era concentrato sul proprio ruolo.
Calascibetta con un binocolo era a poppa e era attentissimo per segnalare se qualcosa era avvistabile perchรฉ noi non lo eravamo per nulla.
Ceracchi che aveva studiato un poco di francese era sempre alla radio e ascoltava le comunicazioni tra Bonifacio e le navi che entravano o uscivano dal porto Era lui che ci diceva se la “nostra” nave stava lasciando il porto.
Quando avvenne erano giร le 11:00 di seraโฆ..tempo una buona mezzora e avremmo dovuto avvistarla.
Avevo perso il conto dalle volte che avevo dovuto riaccendere i motori per correggere la posizione e lo feci ancora quandoโฆ..ci fu un rumore assordante a poppa e subito del fumo. Calascibetta urlรฒ subito che c’era fuoco a bordo.
Alloraโฆ.io in mare non ho avuto mai paura ma sapevo bene che due cose non andavano beneโฆ..il fuoco e una barca che non poteva governare sotto vento.
Questa combinazione era il mio incubo e adesso mi ci trovavo.
Inoltre sapevo che se fossimo stati costretti ad abbandonare la barca โฆโฆin mediterraneoโฆ..al mese di novembre di notteโฆ.avremmo avuto solo da 15 ai 20 minuti di sopravvivenzaโฆ.poiโฆ.ipotermia.
Il comandante attivรฒ subito le procedure per spegnere l’incendio che si stava manifestando sotto il vano motore.
Calascibetta si buttรฒ come un folle e aprรฌ il boccaporto.
Fu subito immerso da un fumo nero ma riusci a versare dentro un intero contenuto di un estintoreโฆโฆ.
Purtroppo ci rendemmo conto che la situazione comunque era criticaโฆ..il vento ci spingeva verso le acque francesiโฆ.il gruppo batteria principale era andatoโฆ.luci principali e radio spente.ย
Il comandante ci disse di mantenerci calmi e in ogni caso di non abbandonare la barca se non dietro a specifico ordine.
Sapeva che in mare avevamo solo quei 20 minutiโฆ.maโฆ.lo sapevamo bene anche noi perchรฉ ogni volta che salpavamo per un soccorso ci dicevano di arrivare entro 20 o 30 minuti sul posto.
Non bisognava essere espertoni per capirlo dopo 2 o 3 volte.
Ma quel comandante fece la differenzaโฆโฆmi chiese di calcolare con esattezza la posizione.
Lo feci con un sestante e traguardando il faro di Bonifacio.
Mi disseโฆ.”sergenteโฆlo rifaccia” โฆ.non capii subito ma eseguii e confermai i dati.
In pratica prese la batteria delle luci di del quadro di navigazione che poteva alimentare lo stesso quadro per almeno 24 ore e la collegรฒ alla radio e disseโฆ.. “Inviamo un SOS con la nostra posizione alla stazione di Bonifacio”.
La frequenza era sul Canale 16 quello che in mare si usa in ascolto e per chiedere soccorsoโฆ..poi disse al nocchiereโฆ.okโฆlancia SOSโฆ.hai 5 minuti circa poi la batteria si scarica.
Mi sembrรฒ un incubo!โฆ..ero abituato a ricevere messaggi piรน disperati di aiutoโฆ.ma adesso eravamo noi a lanciare quel segnale.
Ecco il segnaleโฆ..”CP 235 chiama Pertusatรฒโฆ.ci sentite?โฆ.” Nienteโฆ.”CP235 chiama Pertusatรฒโฆ.siamo alla derivaโฆla nostra posizione รจโฆโฆ” โฆ..poi sentimmo una voce che ci rispondeva e chiedeva conferma della posizioneโฆ..il tempo di confermare e dare indicazioni del vento e del mare e passammo dalla gioia allo sconforto quando capimmo che la radio non poteva piรน trasmettere o ricevere.
Eravamo soli! Soli in un mare nero e un cielo solo di stelle.
Il comandante ci assicurรฒ che avevano capito e mi disseโฆ.”ottimo lavoro sergente” facendomi capire che “era sicuro” che la posizione non era sbagliata prima ancora di avere la conferma.
Solo allora realizzaiโฆ..dio mio โฆโฆe se ho sbagliato?โฆ..se ho sbagliato solo di 5 miglia (circa 10 chilometri) in quel buio non ci trova piรน nessuno. Guardai in faccia tutto l’equipaggioโฆ.uno per unoโฆโฆe fu forse una delle poche volte che pregai.
Il vento era sempre piรน freddoโฆ..il tempo si era fermato ma sapevamo che non era cosรฌ. Piรน si aspettava piรน ci allontanavamo da quelle coordinateโฆโฆla variabile era il vento e la sua direzione. Era un salto nel tempo. Non dovevano cercarci in quel punto ma in un altro punto a secondo di come la barca si spostavaโฆโฆecco perchรฉ il comandante aveva chiesto anche la forza del vento e la direzione con precisione.
Passรฒ piรน di un oraโฆ.poiโฆ.Calascibetta vide le luci di posizione di una naveโฆ..dalle luci si capiva che era un dragamine. Partirono due razzi di segnalazione e dalla nave risposero con un acuto fischioโฆ..ci avevano visto.
Salimmo a bordo del dragamine francese che ci portรฒ a Porto Vecchio (Corsica) rimorchiando la CP235.
A bordo fummo accolti molto bene e portati in una infermeria di bordo.
Una copertaโฆ. panni asciutti e buon bicchiere caldo di non so cosaโฆ..sicuramente cognacโฆ..ma potevamo dichiararci fortunati.
A Porto Vecchio fummo alloggiati presso la capitaneria francese per una settimana in attesa delle riparazioni della CP235โฆ..un pomeriggio organizzammo anche un incontro di calcetto a 5 dove fummo sconfitti in un patetico 9 a 1 dai francesi o una cosa simile.
Naturalmente ci toccรฒ pagare da bere a tutti.
Nel frattempo inutile dirlo il comandante fece fatica a controllarci mentre socializzavamo sempre di piรน con gli abitanti del portoโฆ..durante le nostre scorribande.
Poi venne il giorno di ritornare a Olbiaโฆ. Mi ricordo che quello stesso dragamine francese ci accompagno fino alle acque nazionaliโฆpoiโฆ.fece una ampia virata e tornรฒ indietro salutandoci con un acuto fischio di segnalazioneโฆ.
Da alloraโฆโฆquando la CP235 era ormeggiata in porto ogni volta che vedevo una chiazza d’olio vicino a lei mi preoccupavo e andavo subito in officina ad avvisareโฆ..e tuttiโฆma proprio tutti mi prendevano in giro ridendoโฆโฆ
Ma io quella volta me la ero fatta sotto veramente!
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