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Il faro e la Luna
Mi é capitato di trascorrere del tempo in un faro. Ci sono finito non per un premio ma proprio il contrario.
Non ha nulla di affascinante vivere in un faro. Al contrario di quello che si pensa continua a mandare a intermittenza segnali di luce come per dire…statevene lontano. Qui ci sono secche, o comunque c’è un pericolo. Insomma vi ho avvisato.
Ne avevo combinata una delle mie. Cosa non importante per voi.
Risultato ….Guardia al Faro. Mi sono ritenuto fortunato per una serie di circostanze. L’alternativa sarebbero stati 15 giorni senza la libera uscita. Ora uno mi può dire che non vede differenza tra non potere uscire da una caserma e il non potere uscire da uno scoglio.
Vi sbagliate. Io e quel faro andavamo d’accordo. Anzi, diciamo che se di notte non lo vedevo non ero tranquillo.
Lo vedevo sempre li, seduto come messo di fianco al mondo, in un silenzio che non chiede scuse né risposte. Un po’ come mi sento io in molti periodi della mia vita.
Li fermo come una smorfia in faccia al tempo, osservo la vita che danza intorno a me, fragile e feroce come una fiamma. Lui invece con i suoi specchi, fatti di fuoco e gelo, guardava le scogliere come un cero, e la sua lacrima di luce che scivola verso l’infinito. A volte aveva la fortuna di baciare la luna pur rimanendo separati ma uniti nella stessa luce. Per me si parlavano.
Lo immaginavo come un albero appoggiato alle stelle, immobile solo in apparenza, mentre dentro si intreccia con il mio corpo e con i miei pensieri.
Entrambi di notte rubavamo tutto alla vita, ogni sapore, ogni sussurro, ma ne assaggiavamo solo un sorso, temendo di consumare troppo in fretta l’eterno banchetto che ci era stato concesso in quelle notti che passavano con un tempo sconosciuto all’uomo.
Davanti a me, vedevo quel tempo che si muoveva come in una passerella con i suoi segni. Il Toro, Ariete, Capricorno: sempre pronti per colpire.
Li vedo abbassare le corna, prendere la rincorsa, pronti a farmi ubriacare. La freccia al Sagittario sembra indicare un percorso da seguire, ma è incerto, confuso, come una strada sterrata che scompare nell’ombra.
Accanto a lui, l’Acquario e la Bilancia vogliono quasi pesarmi il cuore, come se quel peso potesse svelare la mia verità nascosta.
E allora nelle notti di guardia in quel faro vedo strade ingarbugliate e labirinti di linee che mi raccontano storie già vissute e un destino ancora in bilico. Dentro quella luce di quel faro ruotano vite intrappolate, sospese tra ciò che è stato e ciò che sarà.
Vite che rispondono dal mare e che spezza la notte buia, che lacera l’illusione per lanciare il mio segnale come quel faro nell’oscurità che nessuno vedrà. Quanti segnali ho lanciato. Nessuno se ne é accorto
Mi sento un faro per molti….ma non avvicinatevi perché sono nel posto dove non dovete venire. Qui il rumore dell’onda che si infrange non si vede per il buio ma fa paura come questa mia solitudine.
Non bastano le carte che giro per tentare di ingannare la notte. Ognuna di loro ha un retro oscuro, un volto che nasconde il dubbio, ma ogni carta smascherata rivela un segno chiaro, un frammento di luce che illumina il domani.
Eppure, il domani è ancora per me un ragno in corsa sulla sua tela, silenzioso e imprevedibile. Ogni giorno devo chiedere un prestito al futuro, che non é fatto di soldi. Chiedo di non smettere di sognare ma questo chiedere mi porta un debito che non so come ripagare. Girerò a breve quella carta dove mi si chiederà di pagare tutto in una unica rata, ma adesso voglio una altra mano
E si ritorna a guardare le stelle ed ecco che arrivano. Il Leone ruggisce e mi ricorda che sono nato con lui che mi teneva vicino mentre piangevo, mentre lo Scorpione stringe in pugno i segreti che vorrei nascondere.
Il Cancro, con la sua stretta d’acciaio, trascina dietro di sé i Pesci, che nuotano nelle acque dei miei rimpianti.
Mangiano ciò che lascio dietro di me, ogni brandello di passato che abbandono sul cammino.
Poi, vedo in uno specchio, i due Gemelli.
Portano il riflesso del mio viso, ma è distorto, sdoppiato, come se fossi due persone in lotta per lo stesso destino.
Una Vergine confusa come tutte le donne che ho conosciuto, che cercano di raddrizzare il mio sorriso, che non hanno capito che é solo una smorfia per la troppa luce di questo faro. Ma poi la sua mano trema, incerta, e se ne torna da dove é arrivata…
E mentre tutto ruota intorno a me, in questo vortice di simboli e segreti, mi alzo da questa sedia e poso la bottiglia.
Guardo il cielo nero che mi separa dalle stelle e so che devo spezzarlo. Il mio segnale è pronto, un lampo nel buio, una luce per ricordare al mondo che sono qui, vivo, in bilico, ma sempre pronto a ricominciare.
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